sabato 28 febbraio 2009

Giordano Bruno


Giordano Bruno nella sua opera "De l'Infinito Universo e mondi" (1584) ci parla di una cosmologia che solo oggi la scienza sta rivelandoci essere la più plausibile forma di pensiero con cui avvicinarci al concetto di "universo":

"Uno dunque è il cielo, il spacio immenso, il seno, il continente universale, l'eterea regione per la quale il tutto discorre e si muove. Ivi innumerabili stelle, astri, globi, soli e terre sensibilmente si veggono, ed infiniti raggionevolmente si argumentano. L'universo immenso ed infinito è il composto che resulta da tal spacio e tanti compresi corpi."

Giordano Bruno non era un astronomo, né un astrofilo, ma un filosofo che fu un vivace e coraggioso sostenitore della cosmologia moderna, inaugurata da Copernico, per le conseguenze che essa comportava sul piano filosofico. L'opera, infatti, può essere letta sia da un punto di vista astronomico (teoria dell'esistenza di un universo infinito insieme ad un'infinità di mondi finiti) sia da un punto di vista morale (il valore della libertà di pensiero e di azione).

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