ritratto di Ugo Foscolo
Poesie
IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI
Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de' tuoi gentili anni caduto.
La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.
Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch'io nel tuo porto quïete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.
Parafrasi
Un giorno, se io non sarò più costretto ad errare di paese in paese, mi vedrai, o fratello mio, seduto sulla tua lapide a piangere per la tua giovinezza che è stata troncata prematuramente dalla morte. Solo nostra madre ora, portando avanti la sua vecchiaia, parla di me con la tua cenere che mai potrà risponderle: ma io tendo inutilmente le mie braccia verso i miei cari e anche se posso solo salutare da lontano (a causa dell'esilio) la mia patria, sento il destino avverso che mi allontana sempre più da essa e avverto le angosce interiori che sconvolsero la tua esistenza (spingendoti al suicidio), perciò desidero di condividere con te la pace della morte. Solo questo mi resta, ora, di tante speranze passate! Persone straniere (presso cui io vivo il mio esilio), restituite le mie ossa alle braccia della mia triste madre.
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Cercate con Google Earth l' isola greca a cui è dedicata la poesia
Bambini, copiate intanto sul quaderno le due poesie di Ugo Foscolo.
A ZACINTO
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l 'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura
ParafrasiNon toccherò più le sacre rive dove vissi da ragazzo oh mia Zacinto che ti specchi nelle acque del mar Ionio, dalle quali nacque vergine Venere che col suo primo sorriso rese fertili quelle isole. Perciò, non potè non celebrare le tue limpide nuvole e la tua flora, il verso illustre di Omero che cantò il vagabondare (attraverso i nomi, di Ulisse) nel suo esilio (voluto dal fato) in seguito al quale Ulisse fu reso famoso anche per le sue sventure e potè baciare la sua rocciosa Itaca. Tu, Zacinto terra in cui nacqui, avrai solo la poesia di questo tuo figlio (Foscolo); per me il destino ha deciso una sepoltura in terra straniera che non sarà confortata dalle lacrime delle persone care.
(vedi la biografia del poeta)